Proprio nei giorni del ventesimo anniversario del disastro di Černobyl', si parlava, in Italia, di riaprire le centrali nucleari per la produzione di energia.
Proviamo, per punti, a capire di cosa stiamo parlando:
· Il disastro di Černobyl': è stato il più grave incidente nucleare della storia, Avvenne il 26 aprile 1986 alle ore 1:23:44 presso la centrale nucleare V.I. Lenin: una nube di materiali radioattivi fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla centrale che furono pesantemente contaminate, rendendo necessaria l'evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336.000 persone. Nubi radioattive raggiunsero anche l'Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia con livelli di contaminazione via via minori, raggiungendo anche l'Italia, la Francia, la Germania.
· Le centrali in Italia: la decisione di costruire la prima centrale elettronucleare venne presa già all'indomani della conferenza "Atomi per la pace" di Ginevra dell'agosto 1955 e portò l'Italia, nel corso degli anni sessanta, ad avere sul proprio territorio tre impianti di prima generazione basati sulle tre più innovative tecnologie dell'epoca.
· Il referendum del 1987: Tre referendum abrogativi, approvati con il voto dell’80% dei partecipanti alla consultazione referendaria, portarono alla chiusura di fatto delle centrali nucleari in Italia: visto l'esito molto netto del voto, tra il 1988 e il 1990 i Governi Goria, De Mita e Andreotti VI posero termine all'esperienza elettronucleare italiana con l'abbandono del Progetto Unificato Nucleare e la chiusura delle tre centrali ancora funzionanti di Latina, Trino e Caorso
· Il ritorno al nucleare in Italia: Il dibattito politico si è riaperto dopo l'impennata dei prezzi di gas naturale e petrolio negli anni tra il 2005 e il 2008 e ha condotto alla decisione del Governo del 2008 di ripristinare in Italia una capacità nucleare a fini di elettro-generazione. Il ministro dello Sviluppo Economico, all'epoca nella persona di Claudio Scajola, ha proposto in tal senso di costruire dieci nuovi reattori con l'obiettivo di arrivare a una produzione di energia elettrica da nucleare in Italia pari al 25% del totale, la qual cosa, associata all'aumento fino al 25% di quella fornita da fonti rinnovabili, porterebbe conseguentemente a un ridimensionamento al 50% di quella di origine fossile. La nuova politica annunciata dal Governo italiano vorrebbe in tal modo tagliare le emissioni di gas serra, ridurre la dipendenza energetica dall'estero e abbassare il costo dell'energia elettrica all'utente finale, anche se quest'ultimo punto non è accertato univocamente. L'intento di tornare alla produzione elettronucleare in Italia è stato dapprima postulato con la definizione della "Strategia energetica nazionale" ai sensi dell'articolo 7 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana - Serie Generale n. 147 del 25 giugno 2008 (Supplemento Ordinario n. 152), entrato in vigore lo stesso giorno e convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 1 33 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana - Serie Generale n. 195 del 21 agosto 2008 (Supplemento Ordinario n. 196) ed entrata in vigore il 22 agosto 2008 e successivamente agevolato con gli articoli 25, 26 e 29 della legge 23 luglio 2009, n. 99 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana - Serie Generale n. 176 del 31 luglio 2009 (Supplemento Ordinario n. 136) ed entrata in vigore il 15 agosto 2009. Le compensazioni per le popolazioni, le imprese e le Amministrazioni dei siti in cui sorgeranno gli impianti nucleari (poste a carico di chi li realizza e pari a 3 000 € per MW all'anno per ogni anno di costruzione, con una maggiorazione del 20% per potenze superiori a 1 600 MW, e a un sovrapprezzo dell'energia prodotta dalla centrale nella misura di 0,4 € per MWh) e i criteri per la localizzazione dei siti stessi sono stati determinati dal decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana - Serie Generale n. 55 dell'8 marzo 2010 (Supplemento Ordinario n. 45) ed entrato in vigore il 23 marzo 2010. Quattro Regioni (Calabria, Toscana, Liguria e Piemonte) hanno impugnato di fronte alla Consulta tale normativa in quanto da loro ritenuta incostituzionale. Parallelamente a tali interventi legislativi, il 24 febbraio 2009 il Governo italiano ha siglato con quello francese un accordo di collaborazione sul nucleare civile. Il braccio operativo dell'accordo è costituito dall'intesa tra Enel S.p.A. ed Électricité de France che il 3 agosto 2009 hanno dato vita alla joint venture Sviluppo Nucleare Italia Srl, con una compartecipazione paritaria al 50%, allo scopo di redigere gli studi di fattibilità per la costruzione in Italia di almeno quattro reattori nucleari di terza generazione entro il 2020
· Il pensiero di Legambiente: “La tecnologia nucleare che si vuole installare in Italia (la terza generazione evoluta)” – ha spiegato Legambiente – “non ha risolto né il problema della produzione e dello smaltimento delle scorie radioattive, né quello della sicurezza degli impianti. […] C’è poi la questione dei costi. Da non sottovalutare nel periodo di crisi economica in cui ci troviamo. Tutti gli studi internazionali dimostrano che il nucleare è la fonte energetica più costosa. […] Per l’Italia, questa avventura potrebbe diventare pericolosamente costosa, dirottando sull’atomo tutte le risorse e sottraendole all’efficienza energetica e alle fonti rinnovabili, come il solare e l’eolico.” Per quanto riguarda i rischi per la salute, spiega ancora Legambiente, “è sufficiente citare la tragedia di Chernobyl per ricordare le ripercussioni che l’incidente ha avuto sulla salute delle persone e sull’ambiente. […]Le radiazioni nucleari di una certa entità provocano, infatti, la morte delle cellule e la loro trasformazione, in alcuni casi, in cellule cancerogene. Ci sono stati altri gravi incidenti tra cui quello di Tokaimura in Giappone nel 1999, ma non sono da sottovalutare neanche quelli di minore entità: a luglio scorso nel sud della Francia 30mila litri di acque contaminate da uranio sono finite nel fiume e nella falda nei pressi della centrale di Tricastin. Con l'attuale tecnologia rimangono, inoltre, tutti i problemi legati alla contaminazione ‘ordinaria,' derivante dal rilascio di piccole dosi di radioattività durante il normale funzionamento delle centrali, a cui sono esposti i lavoratori e la popolazione che vive nelle aree circostanti".
· Gli effetti sull’economia ed il lavoro: "Diciamo no all'atomo e sì alle fonti energetiche pulite.” – conclude Legambiente” – “Germania e Spagna, grazie a un efficace sistema di supporto finanziario alle rinnovabili, hanno creato centinaia di migliaia di posti di lavoro e un'alternativa credibile e durevole ai combustibili fossili e al nucleare. E' questo il percorso auspicabile anche per il nostro Paese. Un modello energetico che, preferendo il gas come fonte fossile di transizione, investe sull'innovazione, punta sul miglioramento dell'efficienza e la valorizzazione delle risorse naturali (sole, vento, acqua, biomasse, sottosuolo). L'Italia possiede tutte le risorse per diventare il palcoscenico di una rivoluzione energetica e ambientale incentrata sulle fonti rinnovabili. Basterebbe cambiare punto di vista: abbandonare la logica dei grandi impianti centralizzati e privilegiare impianti piccoli e diffusi che rispondano alle caratteristiche e alle risorse del territorio".
· Il pensiero di Eni: Eni, la prima azienda energetica italiana e una delle più importanti al mondo, leader nell'esplorazione, la produzione, lo sviluppo e la distribuzione del petrolio e del gas naturale, nella produzione di energia elettrica e nel settore dei prodotti petroliferi e petrolchimici, punta molte delle sue risorse ed energie nel mercato dell’energia alternativa, senza, però, disprezzare l’idea del ritorno al nucleare. Nell’ottobre 2008, in occasione di un convegno dei giovani di Confindustria, l’Amministratore Delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha dichiarato: "Non abbiamo nel nostro oggetto sociale per il momento il nucleare. Certamente vediamo il dibattito sul nucleare non tanto sull'Italia, quanto nei paesi petroliferi in cui operiamo e che hanno ambizioni sul nucleare, perché vogliono sostituire il gas con il nucleare, che è più efficiente e meno costoso. Stiamo guardando, un po' come fa Total, a questa possibilità, ma non siamo ancora arrivati a nessuna decisione. La scelta è positiva per costi e ambiente. Il nucleare ha grandi potenzialità, poichè fornisce energia sicura, abbondante e pulita. Tuttavia, se volessimo fare fronte anche solo alla domanda incrementale di energia elettrica europea interamente da nucleare, dovremmo costruire 70 centrali da qui al 2020. E, vedendo le difficoltà che si incontrano per costruire anche una sola centrale, è evidente come l'impresa sia ardua". E’ evidente, ammonisce, però, Scaroni, “che una soluzione basata su queste forme di energia (energia rinnovabile, ndr) non è certo dietro l’angolo. Basti pensare che tutte le rinnovabili messe insieme, solare, eolico, biomasse, coprono solo il 5% dei fabbisogni europei di elettricità”.
· Il problema delle scorie: Qualsiasi centrale nucleare produce "scorie radioattive". Una parte di questa è normalmente dispersa nell'ambiente. Ad esempio i reflui del raffreddamento sono scaricati direttamente nelle acque dei fiumi (da cui viene prelevata anche l'acqua) poichè considerati non pericolosi.Diversamente avviene per tutti i materiali che, trovandosi nel reattore o nei pressi, sono soggetti ad una continua emissione di radiazioni. Dal semplice bullone alla componenti mettaliche più grandi (pareti, contenitori ecc.).Al termine del ciclo produttivo della centrale nucleare, questi oggetti diventano rifiuti "speciali" da trattare con molta attenzione in quanto radioattivi e quindi pericolosi. Sono definiti per semplicità "scorie nucleari". In Italia, le scorie ad alta pericolosità, prodotte dalle centrali chiuse nel 1987 ed attualmente ancora esistenti sono circa 8.000 mq.
· Il novo Referendum: In riferimento a quanto previsto dall’art. 75 della Costituzione e in applicazione della legge 25 maggio 1970, n. 352 e successive modifiche ed integrazioni, la Gazzetta Ufficiale della Repubblica – Serie Generale n. 82 del 9 aprile 2010, ha annunciato, con rettifica sulla Gazzetta Ufficiale – Serie Generale n. 87 del 15 aprile 2010, con rettifica sulla Gazzetta Ufficiale – Serie Generale n. 88 del 16 aprile 2010 e con rettifica sulla Gazzetta Ufficiale – Serie Generale n. 91 del 20 aprile 2010, la richiesta di referendum parzialmente abrogativo delle seguenti norme in materia di energia nucleare: Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, della legge 6 agosto 2008, n. 133; Legge 23 luglio 2009, n. 99; Decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31. L’iniziativa referendaria popolare coinvolgerà direttamente i cittadini italiani che potranno sottoscrivere, presso il proprio comune di residenza e/o presso gli stand appositamente allestiti, la richiesta di referendum in questione entro e non oltre il 20 luglio 2010. Al raggiungimento di una soglia minima di 500 mila firmatari, gli organi competenti valuteranno la richiesta che potrebbe sfociare in una nuova consultazione referendaria già entro il giugno 2011.
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